BiascaRacconta?

BiascaRacconta

Di Daniele Dell’Agnola

Presidente Circolo cultura Biasca, scrittore

Nel XIII secolo gli Orello dominavano Biasca dal castello “alla Froda”, di cui si può osservare una traccia vicino alla casacata di Santa Petronilla. Il potere di governare fu dato ai signorotti delle Tre Valli dai canonici di Milano. Ma si sa, in queste valli le comunità svilupparono forme di autogoverno e un’autonomia generate dal carattere combattivo, tipico di chi conosce quanto sono dure le rocce. Sappiamo che nel 1292 l’Orello podestà di Biasca giurò di esercitare la sua carica per amore e per grazia della comunità di Biasca e non per dirito ereditario: “Il predetto signor Enrico Orello afferma ed ammette che egli esercitò le funzioni di Podestà, come già nello scorso anno e che l’elezione attualmente fatta, per il predetto comune e popolo di Biasca, avvenne per propria autorità del comune e popolo predetto e delle singole persone del luogo di Biasca, e che la carica ed i diritti di cui ora è investito, come per l’addietro, gli vennero conferiti per amore e grazia del detto comune di Biasca, e non per altra ragione e giurisdizione che non sia l’autorità e la grazia di detto comune di Biasca.” […]”Ed inoltre riconosce il detto signor Enrico Podestà che non udì mai da’ suoi avi ed antecessori che essi abbiano avuto o dovessero avere un qualsiasi diritto di dominio su detto luogo di Biasca, se non in quanto provenisse dalla volontà del predetto comune di Biasca, eccettuato sempre ciò che riguarda la curia donnegale per tempo di S. Martino. […] Fatto in Biasca alla Froda. ”

Questo tratto desideroso di libertà e autonomia, ha segnato i modi di fare dei vallerani, dei biaschesi in particolare? Nel presente, però, una Biasca meno vincente che avrebbe apertamente voluto aggregarsi, si è vista negata questa via e ora molti progetti devono essere ridefiniti e proiettati in un’agenda politica piuttosto impegnativa… Ma ci sono segnali che vengono dal tunnel di Alptransit: stanno aprendo vie verso nuovi centri di competenza che si insedieranno nel nostro territorio. Forse, nonostante tutto, abbiamo ancora qualcosa da “raccontare”.

Diamo un’occhiatina ancora al passato: se tracciamo la linea del tempo, ci accorgiamo che tra pochi mesi saranno passati 500 anni dalla frana del monte Crenone, da quel lago maledetto, dalla Buzza. Se passeggiamo nel nostro territorio, ci accorgiamo che da Santa Petronilla a San Pietro, scendendo alla Casa Cavalier Pellanda, poi percorrendo la strada fino all’ex Arsenale, terminando l’itinerario ai grotti, tocchiamo cinque luoghi significativi che sono contenutori di storie. Se, infine, scorriamo l’album dei ricordi, ci accorgiamo che Biasca ha avuto tra i suoi cittadini, oltre all’illuminato Aleardo Pini, anche un importante personaggio dell’antifascismo e dell’anarchismo nella Svizzera italiana (Carlo Vanza, 1901-1976). E non mancano esempi di ribellione e personaggi che tutti abbiamo rivisto dell’interpretazione di “Biasca contro”.

Biasca sembra poter raccontare di sé, ed è per questo motivo che non dovrebbe passare in secondo piano l’idea di accogliere scrittori, musicisti, attori nei luoghi significativi del borgo, all’insegna di un microfestival che potrebbe chiamarsi BiascaRacconta. Biasca non racconterebbe solo se stessa, ma si lascerebbe incantare anche da altro, dagli autori. Tuttavia, per rilanciare luoghi, paesaggio, agendo e aprendosi, è indispensabile che le persone che si occupano di cultura riescano a mettersi in rete, senza perdere la propria autonomia o peculiarità, ma collaborando almeno per un intento comune. BiascaRacconta è un’idea nella quale la scrittura, la musica, il teatro, l’arte figurativa vanno messe attorno ad un tavolo popolato da persone competenti (ci sono). A Biasca siamo pronti a discuterne o siamo ingessati? O qualcuno crede ancora che queste proposte siano inutili?

“Ehi!!! La mia locomotiva scappa! Il mio treno, se ne va!!!” urla il macchinista “Maledetto Crüsc!!! Malefico folletto leventinese!” fa il macchinista quasi piangendo. “E ora, che gi dico al Capo Stazione? Sior Capo Stazione, s’immagini, s’immagini un Crüsc (petulante essere simile ad un folletto) che ruba il carbone e lo nasconde sul tetto di una carrozza e il qui presente macchinista che scende e urla, alla stazione di Biasca, che ha bisogno di carbone, ma Orfeo e Ateo in tuta dormono con la bandiera rossa sopra gli occhi (sono in pausa, Sior Capo). E poi, una volta allontanatosi il qui presente macchinista, il folletto Crüsc di origine leventinese sbuca sul marciapiede e parla con il Mostro di ferro e lo convince. E ora, Sior Capo Stazione, il folletto malefico mi ha rubato la locomotiva e tutto il treno, Sior Capo Stazione: una locomotiva in doppia trazione DB 01-202+01-DB. La locomotiva è partira, Sior Capo Stazione. Il qui presente macchinista se l’è vista andare via, l’ho rincorsa, mi son disperato, Sior Capo Stazione, ma il folletto se la rideva e se n’è volato via con il mio treno ciuf ciuf su per la Valle Leventina… Sior Capo Stazione, così è successo.”

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